Il 23 luglio 2023 ore 20.30 presso la Cappella San Probo di Sant’Erasmo di Formia, in collaborazione con l’Associazione Culturale Sant’Erasmo di Formia, sarà presentato il libro di Antonio G. Miele Gente di Castellone – Storie e Personaggi Edito da Armando Caramanica. La presentazione sarà curata dal prof. Tullio Tafuri e dal poeta Giuseppe Napolitano. Moderatrice Margherita Agresti. Il libro raccoglie una mezza dozzina di storie di vita formiana, già pubblicate su varie riviste e periodici di Roma e del Lazio, e circa 200 tra disegni e dipinti inediti, ha già raccolto tanto interesse, approda ora come evento speciale a Castellone per proporre un’interessante riflessione sulle realtà quotidiane della gente di questo rione, in particolare, intrigante appare quel portare alla luce argomenti, che non interessano i turisti di passaggio intenti a godersi i pochi angoli caratteristici ancora  rimasti di  questo luogo,  ma che sono eticamente dovuti nei confronti di chi, vive nella quotidianità, esigenze anche primarie che non trovano alcun interesse in chi vive al di fuori del problema, si gode la “bellezza di questi luoghi”. Il libro ha anche un aspetto socio-antropologico, si parla infatti delle tradizioni, delle superstizioni, della vita di quartiere, della scuola, delle fiabe. Non è solo un libro di racconti e memorie, ma attraverso le sue pagine, il lettore potrà vivere storie e personaggi particolari e unici che fanno la storia di Castellone. L’opera è corredata da circa 200 splendidi e interessanti bozzetti e ritratti realizzati dallo stesso Miele nel corso di oltre un decennio. Il tutto è stato composto e scritto con struggente affetto e dedicato alla Gente di Castellone, ed a sua madre, anch’ella figlia di questo quartiere. Il libro, come dice l’autore stesso nella prefazione, trova la sua ispirazione nella voglia di dare voce alla gente di Castellone. “Raccontare tutto il bello di questo luogo   non è stata impresa facile, tuttavia man mano che le ricerche hanno cominciato a prendere forma scritta e disegnata, mi sono accorto di quella sintonia affettuosa con cui ancora guardo questi vicoli, queste case, queste persone. Una città, un luogo, non fanno parlare più di sé quando non hanno più memoria, non deve essere così per Castellone. I nuovi giovani parlano una lingua che nessuno capisce, i vecchi siedono solitari sulle panchine sbilenche di piazza Sant’Erasmo. Attendono un figlio, un amico, un confidente con cui raccontarsi. Negli occhi, però, non si legge rassegnazione, ma speranza. Speranza che un giorno qualcuno possa riconoscere in loro le radici di un quartiere da far nuovamente germogliare, vivere.