Da gennaio stipendi più elevati. Ecco l’importo – Una determinata fascia di lavoratori dipendenti, si troverà una busta paga più pesante nel 2023. Il taglio del cuneo fiscale riguarderà i redditi fino a 25mila euro. La novità, tra le selva di emendamenti, riguarda la soglia per il taglio al 3% del cuneo che sale da 20mila e 25mila euro di reddito. Questo vuol dire che i lavoratori dipendenti che guadagnano fino a 25mila euro all’anno avranno, nel 2023, un taglio del cuneo fiscale del 3%. Per chi guadagna tra i 25mila e i 35mila euro all’anno, invece, resta confermato il taglio del cuneo del 2%. Facendo due conti vediamo che i lavoratori che guadagnano 25mila euro all’anno, avranno un aumento di circa 10 euro netti in più in busta paga.

ARTICOLO CORRELATO Mercato del lavoro: nel 2023 Lazio seconda regione per aumento disoccupati: I dati previsionali sul 2023, secondo quanto emerge dall’ultimo report della Cgia di Mestre, sulla base di una elaborazione dei dati Istat, sono allarmanti: aumenta del 6,2 per cento il numero delle persone in stato di disoccupazione nel Lazio, 3 le provincie laziali più colpite
dalla crisi del mercato del lavoro: Roma, Frosinone e Latina. In particolare per la provincia di Latina, per il 2023, si prevede un aumento del +12,8 per cento di disoccupati, circa 3.160 persone senza lavoro. Sempre secondo lo studio, più a rischio sono i comparti manifatturieri, dei trasporti, della filiera automobilistica e dell’edilizia. Contestualmente i dati parziali del 2022 dell’Osservatorio sul precariato Inps disegnano un mercato del lavoro meno stabile, i nuovi contratti a tempo indeterminato attivati non arrivano al 18 per cento del totale e un terzo dei quali sono part time. Nei primi 6 mesi del 2022, a fronte di 255 mila contratti a tempo determinato attivati, si sono registrate 200mila cessazioni. “Quello che emerge – afferma la Cgia di Mestre – è un mercato del lavoro stagnante e che vive, contemporaneamente, gli effetti di quattro crisi profonde: la pandemia, il carovita, la guerra in Europa e i costi dei servizi energetici. Una miscela esplosiva, che mette a rischio la stabilità economica delle famiglie. In un contesto del genere servirebbero politiche industriali e di sviluppo importanti, che guardino alla transizione ecologica e alla creazione di occupazione sicura, stabile e di qualità. Di questi interventi non c’è traccia nell’attuale manovra di bilancio del Governo, che anzi reintroduce i voucher in filiere centrali del sistema produttivo ed economico regionale, determinando una fuoriuscita importante dal lavoro dipendente verso il lavoro accessorio, più precario e meno tutelato e che dunque non mette in campo misure concrete di sostegno ai redditi. Clicca qui per continuare a leggere l’articolo.

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