Si avvicina il 25 settembre e i partiti si preparano per le prossime elezioni nazionali. Abbiamo intervistato per Tutto Golfo Omar Sarubbo, segretario provinciale del Pd. Sullo sfondo alleanze, basso Lazio e rappresentatività.

Segretario, la caduta del Governo Draghi ha portato il PD ha riorganizzarsi in fretta in vista del 25 Settembre. L’unica certezza ad oggi sembra essere quella della lista unitaria con Art. 1, Demos e PSI. Ci sono novità in tema di alleanze?

Le alleanze a cui il PD guarda partono dalla condivisione d’analisi della fase politica e dei bisogni della cittadinanza. Dentro una storica crisi sanitaria, economica e internazionale i nostri interlocutori sono quanti antepongono i programmi per fronteggiare crisi e ripresa economica a qualsiasi calcolo di parte. Quindi, per esser chiari, tutto il campo largo alternativo alla deriva populista. Un campo che deve essere largo ma anche credibile e con un senso politico. Su questo punto è indubbio che con il M5S si sia rotto qualcosa, a livello nazionale, dopo la scelta scellerata di far cadere il Governo Draghi di cui avevamo ancora bisogno in questa fase emergenziale. Ma il Segretario Letta sta lavorando bene insieme ad Azione, Art. 1, Demos, Socialisti, altri movimenti di centro e della sinistra e quanti non hanno seguito Conte e Berlusconi nella scelta sbagliata di aprire la strada al tentativo di ascesa sovranista. 

La destra pontina in questi mesi è stata al centro di inchieste che hanno portato al commissariamento dei Comuni di Sabaudia e Terracina. Come ha reagito il popolo dem?

Non entriamo mai nel merito di procedimenti giudiziari o di sentenze ma attendiamo sempre, da garantisti veri, che la giustizia faccia il suo corso. La politica deve rimanere nel suo campo, parlare ed agire al fine di produrre bene comune e collettivo. Per rimanere sul dato politico, la destra pontina ha una peculiarità provinciale e due gambe ben distinte. Il “fazzonismo” da una parte, la deriva ideologica dall’altra. Questo ha aperto, e continuerà a farlo, molti spazi per noi, per il civismo migliore, per le forze realmente moderate. Loro non lo sono più perché hanno seguito le sirene meloniane e salviniane.

Gli elettori si aspettano una campagna elettorale con al centro i programmi e le idee. Tra agenda Draghi e prime promesse elettorali i partiti si stanno preparando al voto in un clima di incertezza economica. Come immagina l’Italia del futuro il Partito Democratico?

Una Italia che non debba scegliere tra diritti e sviluppo. Una Italia che non contrappone crescita e ambiente. Una Italia matura e possibile che sa tenere insieme questi inscindibili valori.  Le nostre proposte ed i nostri messaggi sono chiari e si ritrovano nel nostro lavoro quotidiano: ambientalismo, salario minimo (mai meno di 9 euro l’ora), tetto al prezzo del gas, taglio delle tasse sul lavoro in cambio di assunzioni e mensilità aggiuntiva per chi ha più bisogno, prosecuzione del potenziamento della sanità pubblica a prescindere dall’emergenza Covid. E poi i diritti: lo ius scholae, la parità di genere, il fine vita, il DDl Zan. Non produciamo slogan, non facciamo calcoli. Proponiamo idee e progetti concreti.

Il Presidente Zingaretti correrà per un seggio al parlamento chiudendo di fatto dopo 10 anni l’esperienza alla guida della Regione Lazio. Una stagione iniziata con la zavorra del commissariamento della sanità e chiusa con la gestione della pandemia da Covid-19. Quanto è importante il ruolo del governo dei territori?

Fondamentale. Colgo l’occasione per ringraziare il Presidente Zingaretti di tutto il lavoro fatto e di quanto sta facendo ancora. Il Lazio è stato stravolto in positivo dai sui due mandati presidenziali. Risanamento della sanità commissariata dopo i disastri della destra, taglio dei carrozzoni societari, riordino del sistema dei consorzi di bonifica, esempio in Italia di capacità di spesa dei finanziamenti europei. Una grande capacità, la sua, di far coabitare la pianificazione con la prontezza di risposta in situazioni emergenziali. Pensiamo a come la Regione Lazio ha affrontato l’emergenza Covid rappresentando una best practice nazionale. La nostra provincia ha bisogno di una regione alleata nella valorizzazione delle vocazioni territoriali: agricoltura, mare, paesaggio, realtà industriali. Questa Regione è sempre stata presente e lo sarà ancora nella prossima legislatura.

Parlamentari ridotti, big a caccia di riconferme e collegi “blindati” per il centro-destra. Il rischio concreto è quello di non leggere sulla scheda elettorale nomi in rappresentanza del basso Lazio.

Pongo una questione che non vuole essere di campanile ma un ragionamento di rappresentanza politico-territoriale molto rilevante. Il basso Lazio, che comprende le province di Latina e Frosinone, rappresenta una porzione di territorio dove si concentrano attività e fattori produttivi fondamentali per il pil nazionale. Terre leader nella produzione agricola, concentrazione di produzioni industriali di grande rilievo, turismo verde e balneare, insistenza di attività artigianali made in Lazio di grande pregio. I cittadini di questa importante porzione di territorio saranno più forti se le loro istanze verranno prese in carico da deputati locali e rappresentate nelle aule parlamentari. Parliamo di un’area con una popolazione di oltre un milione di abitanti che non può rimanere isolata.  Anche in vista delle prossime elezioni Regionali, appare deficitario che il basso Lazio si presenti al voto privo di una rappresentanza in parlamento a fronte di una truppa consistente di probabili eletti del centrodestra. Siamo al lavoro per “portare a casa” questo risultato.