Una consumatrice di Formia aveva ricevuto dalla società Acqualatina S.p.A. la richiesta di pagamento di oltre 4.000 euro, calcolati sulla base di vecchie fatture arretrate e mai notificate. Dopo l’intervento di Confconsumatori, la signora ha fatto ricorso al Giudice di Pace ottenendo la revoca del decreto ingiuntivo e il riconoscimento della la prescrizione delle bollette, con riduzione della somma dovuta alla società idrica.

La società Acqualatina S.p.A., che gestisce il servizio idrico per la provincia di Latina, ha depositato nel 2017 presso i vari giudici di pace competenti numerosi ricorsi per decreto ingiuntivo, che avevano lo scopo di recuperare le fatturazioniemesse e non pagate dagli utenti a partire dal 2006.

In particolare, alla consumatrice che si è rivolta allo sportello di Confconsumatori di Minturno, il gestore idrico aveva chiesto il pagamento di fatture del periodo 2006-2015, per un ammontare complessivo di oltre 4.000 euro.

La consumatrice, tramite l’avvocato Franco Conte, responsabile di Confconsumatori Latina e responsabile per l’associazione del settore Energia e utenze, aveva proposto ricorso in opposizione al decreto ingiuntivo emesso dal Giudice di Pace di Gaeta, principalmente perché “Buona parte delle fatture richieste risultavano ampiamente prescritte – ha spiegato Conte – e nel corso degli anni la società Acqualatina non aveva provveduto ad inviare le richieste regolari di pagamento che avrebbero, invece, impedito il decorso della prescrizione”.

Il Giudice di Pace di Gaeta ha accolto la richiesta di prescrizione delle fatture presentata dalla consumatrice, riducendo il debito alla sola somma di 1.260 euro. In particolare, il Giudice ha affermato che “Le restanti 17 fatture, di cui al decreto ingiuntivo, non risultano essere state inviate alla parte opponente né risultano dagli elenchi depositati da parte opposta a prova delle richieste di pagamento ai fini interruttivi”.

“Quanto posto in essere dalla società Acqualatina risulta essere molto grave – ha dichiarato l’avvocato Franco Conte – poiché pur non avendo posto in essere le dovute attività di recupero, o quantomeno non avendone conservato prova per produrla in giudizio, è stato richiesto un decreto ingiuntivo per oltre 3.000 euro di somme non dovute. In assenza di opposizione da parte del consumatore, il gestore avrebbe ottenuto illegittimamente un vantaggio economico. Ricordiamo che i gestori non possono richiedere fatturazioni oltre i 5 anni se non si provvede alla interruzione del termine di prescrizione”.