“In Mamurranum lassi deide urbe manemus – Stanchi in Formia la sera avemmo albergo”. La bellissima incisione, porta in basso questa didascalia ed è tratta dall’opera “Quinti Horatii Flacci Satyrarum libri I Satyra V”, volume edito a Roma dal De Romanis nel 1816. Furono pubblicate due edizioni nel medesimo anno, la prima stampata in 150 copie e la seconda in 200, curate dalla duchessa Elisabetta di Devonshire, generosissima mecenate di artisti tra i cui lo scultore Antonio Canova. Nel frontespizio dell’opera primeggia la scritta: “immagini fedelmente ritratte su li luoghi stessi nel loro stato attuale”. Nel volume sono raffiguranti i principali luoghi sulla via Appia tra Roma e Brindisi. La duchessa di Devonshire fece distruggere 90 copie della prima edizione per aumentarne la rarità. L’incisione da lastra di rame è opera del valente incisore Achille Parboni e raffigura il mausoleo di Marco Tullio Cicerone, lungo la via Appia all’ingresso di Formia. Interessante notare la scritta Formia, anche se nel 1816 tale toponimo era scomparso e la città era conosciuta come Mola di Gaeta.