Il movimento civico di Emilio Polidoro “Minturno Libera” ha in lista una “figlia d’arte” Irene Sparagna della quale chi scrive si onora di condividere interessi e soprattutto l’amicizia.

Insieme ogni anno a dicembre torna ad entusiasmarci il Premio che lei ha fondato e da allora sono al suo fianco, lealmente. Ha una guida in automobile regolare e rilassante per coloro che viaggiano con lei, sono certo che sarà così anche in politica, qualunque sia il risultato elettorale perché sa essere costante e volitiva.

In un comizio tenuto a Tremensuoli ha parlato di questa frazione, prendendola come esempio anche per le altre. Il suo intervento viene riportato integralmente poiché ha la freschezza di un racconto scritto da un fine intellettuale.

“Mi chiamo Irene, erede di un cognome, Sparagna, che per me rappresenta un bagaglio che mi fa essere da sempre positivamente sotto esame.

Ho 50 anni, tre quarti della mia vita li ho vissuti praticamente in questo territorio dove mio padre Gennaro Sparagna è nato e vissuto, dove è diventato grande storicamente e professionalmente come avvocato e politicamente come Sindaco di questo stesso comune negli anni ’80, e dove mi ha insegnato i rudimenti del vivere per il paese e con il paese, per arrivare dove sono oggi, spostando sempre il mio orizzonte una conquista più in là di quella già ottenuta.

Mio padre politicamente di sinistra, nato anche lui dalle liste civiche, mi vede candidarmi in una coalizione di centro destra dove il caposaldo è rappresentato da Fratelli d’Italia, che in questa veste abbraccia tre liste civiche, avvalendosi di un programma aperto a tutte le esigenze, e benché il nostro candidato a sindaco porti il marchio di Fratelli d’Italia, comunque si riconosce a Pino D’Amici e alle nostre liste una trasversalità per i temi che tratta il suo e nostro programma e per come ci si pone in relazione alle persone.

Questo ci consente di far si che molte persone di sinistra che non si rivedono più in quella che è l’attuale sinistra, accolgano e approdino al nostro progetto

Ho scelto di tornare a giocare la carta della politica, perché mi reputo una persona che ha la necessità di parlare con le persone, di stare in mezzo alle persone, di guardarle negli occhi, non solo attraverso i social.

Ho scelto di appoggiare Pino D’amici, perché ci conosciamo da una vita, ci siamo conosciuti ai tempi del liceo, ci siamo presi fin da subito, forse figli di questa terra e con valori di paese forti duraturi e concreti, perché abbiamo deciso di investire presente e futuro in questo territorio, che vediamo perfettibile e che vorremmo perfetto.

Chi mi conosce sa che utilizzo i social per fermare il tempo delle idee, delle emozioni, dei progetti che coinvolgono ragazzi e ragazzi “diversamente giovani” e ragazzi diversamente abili; per anni ho collaborato con associazioni teatrali della regione con ragazzi meno fortunati, e con me mio figlio sempre al mio fianco, coinvolgendoli nelle manifestazioni teatrali culturali.

Da anni mi occupo del Premio Internazionale di Poesia Narrativa e Teatro “Memorial Gennaro Sparagna” nato nel 2006, e oramai diventato quasi maggiorenne. e negli stessi anni ho fondato una Associazione culturale no profit a nome di mio padre e una Fondazione Onlus, nonché una piccola casa editrice per dar voce alle piccole realtà locali ma con una visione nazionale e internazionale.

Negli anni ho visto tante collaborazioni culturali, sociali, e professionali, raggiungermi da ogni parte di Italia, e a chi mi chiedeva “dove si trova il tuo angolo di mondo” ho sempre risposto “Minturno, a Tremensuoli piccola frazione collinare, dove il cuore e il pensiero non sono oppressi dalla velocità della vita”.

Ho scelto di vivere qui per attaccamento a questo territorio, quello che mio padre prima di me ha fatto suo e mio, dove lui stesso ha voluto lasciarmi una casa che si affacciasse su un golfo baciato da tramonti fantastici, che non mi stanco mai di fotografare.

Ho scelto di vivere in collina, perché era la terra dei miei nonni, e benché abbia avuto mille possibilità di crescere fuori in città, lontana da questa vita cadenzata sento che mi manca qualcosa di fondamentale.

Ho chiesto a mio figlio più volte di trasferirci, mi ha sempre detto che qui sono le sue radici, che forse solo le sue ambizioni e i suoi sogni potranno allontanarlo per un tempo che non gli faccia perdere l’attaccamento a questa terra.

E allora forse più convinta di tanti anni fa quando nel 1988 decidemmo di salire da mare in collina, sento di appartenere a queste piccole vie, che percorro in lungo e in largo, e a maggior ragione sento di dover difendere questo angolo di paradiso, non sempre preso in considerazione, perché non zona nevralgica e motore pulsante della vita amministrativa e commerciale.

Un tempo c’era più fervore, l’ufficio postale, il medico di base, una botteguccia, un baretto, sembrano tempi lontani, eppure se mi volto nel pensiero ancora sento le voci delle vecchiette sulle scalinate ad anticipare i social, avevamo facebook e tik-tok e instagram e twitter senza necessità di connessione, potevi sempre avere un buongiorno e un sorriso.

So che quei tempi non torneranno più, cionondimeno mi piacerebbe che questa collina tornasse a popolarsi, magari con investimenti mirati, sgravi fiscali sulle prime attività a chilometro zero, ricreare manifestazioni che un tempo riempivano di voci balli e canti il quartiere.

Mi piacerebbe che non ci si ricordasse di questa zona, così come delle altre frazioni del Comune di Minturno che annovera circa 20mila abitanti, solo in tempi elettorali.

Le mancanze verso le zone frazionarie del comune sono ataviche realtà, colpa di un territorio vasto e forse anche non ben collegato da un punto di vista di presenza tangibile che possa fare da collante tra l’amministrazione che opera nelle sale comunali e le zone che vertono in problematiche, che la burocrazia stessa allontana dalla fulminea risoluzione, problematiche che non dovrebbero tornare a essere taciute una volta conteggiate le preferenze di questo o quel rappresentante politico.

Mi piacerebbe che ogni frazione avesse un punto di comunicazione, uno “sportello di quartiere amico” che possa creare una squadra di pronto intervento a chilometro zero con l’amministrazione.

Non mi piace notare e sottolineare chi ha fatto di più o di meno, è vero altresì che le necessità del territorio mutano al mutare della vita e forse dire solo le manchevolezze non sarebbe giusto, di contro apprezzo ciò che è stato fatto, e mi auguro che davvero “possa vincere il territorio tutto” che necessita di una risposta concreta che non ci rappresenti solo con vessilli sventolanti, una sola voce associata a tante sole voci diventa un coro, diventiamo coro!”