SCAURI – Quando ha iniziato questa professione? Da chi ha imparato? “Ho iniziato a 15 anni, nel 1961 e da allora non ho più smesso, ancora oggi, anche se sono in pensione dal 2006, per passione continuo a lavorare il vetro, e a fare riparazioni. Quando ero piccolo, qui, a Minturno, non c’erano vetrai, il più vicino era a Formia ma lui era geloso del suo mestiere, e quindi i lavoretti con il vetro li faceva mio padre che era un falegname. Tutto è iniziato quando, la grande ferramenta di Alessio D’Urso, circa quaranta anni fa, chiuse e diede a noi tutti i vetri che avevano in magazzino ed io iniziai a fare pratica con quei vetri.

Io sono stato autodidatta, anche perché mio padre quando sono nato era già anziano, infatti io decisi di andare da alcuni parenti in Canada per diventare autonomo economicamente, ma tornai subito, dopo nove mesi, perché mio padre insisteva a farmi tornare. In Canada ho fatto tutti i mestieri e guadagnavo dieci volte di più rispetto all’ Italia”. Suo padre oltre ad essere falegname era anche poeta, anche suo nonno era un artigiano? “Mio padre oltre a fare il falegname, si dilettava a scrivere poesie e pubblicò anche un libro. No, mio nonno non era artigiano ed io purtroppo non l’ho conosciuto”.

C’è un suo erede? “Per adesso no, perché entrambe le mie figlie hanno studiato e si sono avviate come professioniste, sto aspettando che crescano i nipoti che sono la mia gioia”. Qual è la sua opera di cui va più orgoglioso? “Ho lavorato alla realizzazione dei vetri nella Chiesa dell’Annunziata di Minturno perché don Elio Persechino mi consegnò le chiavi e ogni giorno dopo il lavoro andavo lì a sistemare”.