Sette Comuni pontini Latina, Cisterna, Terracina, Norma,
Sabaudia, Fondi e Formia hanno avanzato sul tema istanza al
presidente della Provincia Gerardo Stefanelli. I componenti
dell’Ufficio di Presidenza di Egato 4 hanno dato mandato a
Stefanelli di chiedere una proroga al Ministero dell’Ambiente
per la realizzazione delle serre di essiccamento fanghi
finanziati con fondi PNRR. A che gioco si sta giocando? Tutto
ciò è surreale. Mi ricorda il gioco delle tre carte che si pratica
ancora oggi dinanzi alla stazione centrale di Napoli.
Riepiloghiamo: il consiglio comunale di Minturno
(maggioranza e opposizione) all’unanimità ha detto no
all’impianto, e ha dato mandato al sindaco Stefanelli di
rappresentare la volontà della città di cui è primo cittadino. E
successivamente il Consiglio Regionale del Lazio ha espresso
parimenti la sua totale contrarietà. Ebbene con quale diritto
sette Comuni pontini hanno chiesto al presidente della
provincia, sempre Stefanelli, di chiedere la proroga del
progetto? Si vorrebbe che il primo cittadino di Minturno
assuma il ruolo di Giano bifronte con due volti, come il primo
re del Latium. E infine con quale etica politica vanno a
comandare sul territorio di un altro comune? Ma perché non
ospitano loro l’impianto? Non si comanda a casa altrui. Quel
terreno è sacro perché ospita parte della città romana di
Minturnae. Se si continua il cartello delle associazioni
Associazione Italiana di Cultura Classica affiliata all’Unesco,
Italia Nostra APS, Legambiente, Confconsumatori Latina si
dovranno battere ancora di più come leoni. Se non si fa
chiarezza si dovrà necessariamente rivolgersi al livello
superiore. Le associazioni di contro vogliano la realizzazione di
un Parco Archeologico. L’impianto si può fare
tranquillamente nei territori comunali di Latina, Cisterna,
Terracina, Norma, Sabaudia, Fondi e Formia. La città di
Minturno non si tocca ed è assurdo che si voglia comandare a danno di un’altra comunità.