Immagini di repertorio

Ormai lo sanno anche i bambini che la combustione della plastica sprigiona Diossina o diossine (in realtà si conoscono 210 tipi diversi di composti simili per caratteristiche e tossicità) nell’aria, molecole tossiche per l’uomo, gli animali e l’ambiente. Si tratta di contaminanti ambientali persistenti che se penetrano nel terreno, si legano al materiale organico presente che si degrada molto lentamente, nell’arco di anni. Tra le diossine, la più tossica è la Tcdd (Tetracloro-dibenzo-diossina), molecola classificata, dall’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro, nel Gruppo 1 degli agenti cancerogeni per l’uomo e può determinare effetti negativi, anche in tempi ritardati rispetto all’esposizione. Tantissimi i disturbi che può comportare all’organismo umano se si accumula nei tessuti e negli organi tra cui l’alterazioni del sistema immunitario (anche a dosi molto limitate) con riduzione e danneggiamento dei linfociti, danni allo sviluppo fetale, al momento della differenziazione tissutale del sistema immunitario, alterazioni a lungo termine del sistema immunitario, sia in senso immunodepressivo che ipersensibilizzante, disturbi alla produzione, rilascio, trasporto, legame, metabolizzazione, azione o eliminazione di ormoni naturali del corpo, responsabili dell’equilibrio biochimico dinamico interno del nostro organismo e della regolazione dei processi riproduttivi e di sviluppo. Altri danni sul sistema cardiovascolare, sul tratto gastrointestinale, sul fegato, sul sistema nervoso e sul sistema endocrino. E questi sono solo alcuni effetti che può causare, non tutti. Insomma le sostanze sprigionate nell’aria durante la combustione della plastica producono effetti devastanti e letali per l’uomo, gli animali e l’ambiente.

IL DISASTRO DI SEVESO DEL 1979

Non possiamo non ricordare brevemente il tragico incidenti entrato nella storia dell’industria e dell’ecologia in Italia e che ha causato danni permanenti sia all’ambiente, sia alle persone. Il disastro di Seveso è avvenuto il 10 luglio del 1976 nell’azienda ICMESA di Meda, la quale, a seguito di un incedente, sprigionò la fuoriuscita e la dispersione di una nube composta dalla diossina TCDD. Il veleno investì una vasta area di terreni dei comuni limitrofi della bassa Brianza, particolarmente quello di Seveso. Il disastro, che ebbe notevole risonanza pubblica e a livello europeo, portò alla creazione della direttiva 82/501/CEE nota anche come direttiva Seveso. Si trattò del primo evento nel quale la diossina era uscita da una fabbrica e aveva colpito la popolazione e l’ambiente circostante. Secondo una classifica del 2010 del periodico Time, l’incidente è all’ottavo posto tra i peggiori disastri ambientali della storia mentre il sito americano CBS ha inserito il disastro tra le 12 peggiori catastrofi umane ambientali di sempre.

IMMAGINI DEL DISASTRO DI SEVESO DEL 1979

BRUCIARE LA PLASTICA È UN REATO PREVISTO DAL CODICE PENALE

L’inquinamento ambientale e la tutela dell’incolumità pubblica sono previsti dall’art. 452 bis del codice penale e dall’art. 674 c.p. (getto pericoloso di cose). Inoltre allo scopo di porre un argine al drammatico fenomeno dei roghi di rifiuti, e di preservare la sicurezza delle produzioni agricole, il Testo unico dell’ambiente ha introdotto l’art. 256 bis, che disciplina i delitti di combustione illecita di rifiuti e ai sensi del quale è punito con la reclusione chiunque appicchi il fuoco a rifiuti abbandonati ovvero depositati in maniera incontrollata o appicchi il fuoco a rifiuti pericolosi. Nel primo caso la pena prevista è della reclusione da due a cinque anni; nel secondo, invece, da tre a sei anni. Dunque se un soggetto brucia rifiuti di plastica abbandonati o depositati in maniera incontrollata deve essere denunciato affinché comprenda che il suo comportamento è illecito, grave e nocivo per l’uomo e l’ambiente.

BRUCIARE LA PLASTICA È UNA PRASSI ASSAI DIFFUSA NEL GOLFO DI GAETA

Liberarsi della plastica bruciandola è purtroppo una pratica molto diffusa e il nostro golfo non è immune infatti spesso vengono segnalati roghi appiccati da privati nelle proprie campagne o addirittura in aree pubbliche. Proprio in questi giorni abbiamo ricevuto una segnalazione a Formia, nel quartiere di Santa Croce, tra il civico 30 e 80 di Via Sparanise, in cui da diverse settimane è stato avvertito un forte odore di plastica bruciata.

Abbiamo subito inviato la segnalazione al Sindaco e agli Uffici competenti e invitiamo i nostri lettori a fare la stessa cosa nei casi in cui si trovino in presenza di una persona che incendia della plastica.

Solo insieme possiamo costruire una società consapevole, responsabile e rispettosa dell’ambiente.