Questo 25 aprile – Festa della Liberazione – è stato diverso da tutti gli altri anni. Una cerimonia commovente e struggente. Nessun codazzo di politici e militari ma il Capo dello Stato da solo e in quella solitudine ha rappresentato veramente tutto il popolo italiano. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella con la mascherina si è recato questa mattina da solo, senza alcun seguito, all’altare della Patria per la festa della Liberazione. In cima alla scalinata lo attendevano due corazzieri con la mascherina, che hanno portato una corona al sacello del milite ignoto, mentre un trombettiere dei carabinieri suonava “Il Silenzio”. Un omaggio intimo, in una forma quasi privata. Nessuna autorità, né civile, né militare, al seguito. Mattarella si è tolto la mascherina solo al momento della deposizione della corona. Poi se l’è rimessa, ed è ridisceso così le scale. Un’immagine potente. È, per la prima volta, una festa della Liberazione senza cortei, né manifestazioni pubbliche, né discorsi. Il capo dello Stato era atteso quest’anno in Toscana, in uno dei luoghi delle stragi nazifasciste. “La pandemia ci costringe a celebrare questa giornata nelle nostre case”, afferma il Presidente con rimpianto. E così si affida a un discorso scritto, collocato per intero nella drammatica vicenda di questi mesi: “Fare memoria della Resistenza, della lotta di Liberazione, di quelle pagine decisive della nostra storia, dei coraggiosi che vi ebbero parte, significa ribadire i valori di libertà, giustizia, e coesione sociale, che ne furono alla base, sentendoci uniti intorno al Tricolore. L’Italia ha superato, nel Dopoguerra, ostacoli che sembravano insormontabili. Le energie positive che seppero sprigionarsi in quel momento portarono alla rinascita. Il popolo italiano riprese in mano il proprio destino. La ricostruzione cambiò il volto del nostro Paese e lo rese moderno, più giusto, conquistando rispetto e considerazione nel contesto internazionale dotandosi di antidoti contro il rigenerarsi di quei germi di odio e follia che avevano nutrito la scellerata avventura nazifascista. È la data fondatrice della nostra esperienza democratica di cui la Repubblica è presidio con la sua Costituzione.

Mattarella all’Altare della Patria

La fine della guerra lasciò il posto a quella di cooperazione nella libertà e nella pace e, in coerenza con quella scelta, pochi anni dopo è nata la Comunità europea. Nasceva allora una nuova Italia, e il nostro popolo, a partire da quella condizione di grande sofferenza, unito intorno a valori morali e civili di portata universale, ha saputo costruire il proprio futuro. Nella nostra democrazia la dialettica e il contrasto delle opinioni non hanno mai, nei decenni, incrinato l’esigenza di unità del popolo italiano, divenuta essa stessa prerogativa della nostra identità. E dunque avvertiamo la consapevolezza di un comune destino come una riserva etica, di straordinario valore civile e istituzionale. L’abbiamo vista manifestarsi, nel sentirsi responsabili, verso la propria comunità ogni volta che eventi dolorosi hanno messo alla prova la capacità e la volontà di ripresa dei nostri territori. Mattarella ricorda quindi i morti per corona-virus: “Ai familiari di ciascuna delle vittime vanno i sentimenti di partecipazione al lutto da parte della nostra comunità nazionale, così come va espressa riconoscenza a tutti coloro che si trovano in prima linea per combattere il virus e a quanti permettono il funzionamento di filiere produttive e di servizi essenziali. Manifestano uno spirito che onora la Repubblica e rafforza la solidarietà della nostra convivenza, nel segno della continuità dei valori che hanno reso straordinario il nostro Paese. La nostra peculiarità nel saper superare le avversità deve accompagnarci anche oggi, nella dura prova di una malattia che ha spezzato tante vite. Per dedicarci al recupero di una piena sicurezza per la salute e a una rinnovata capacità di progettazione economica e sociale: a questa impresa siamo chiamati tutti, istituzioni e cittadini, forze politiche, forze sociali ed economiche, professionisti, intellettuali, operatori di ogni settore. Insieme, possiamo farcela, e lo stiamo dimostrando”.