DOPO LA CENTRALE BIOGAS A MINTURNO UNA NUOVA PATATA BOLLENTE: L’IMPIANTO DI ESSICCAZIONE DEI FANGHI – Sono battaglie giornalistiche e/o ambientaliste che non vorremmo fare. Ma il Premio Nobel Albert Schweitzer, mito di chi scrive, amava ripetere: “Se finalmente non diremo cose che a qualcuno dispiaceranno, noi non diremo mai la vita”. E noi non siamo per nulla convinti che sia una cosa buona per la comunità e per il territorio la realizzazione di un impianto per l’essiccazione dei fanghi in località Pantano, in prossimità dell’area archeologica di Minturnae. Non si dica che non rientra nell’area di tutela, non si può avere la moglie ubriaca e la botte piena. Si apre la campagna elettorale per il secondo mandato allo Chalet Azzurro della Riviera di Levante promettendo attenzione e volontà di recupero dell’intera area degradata, si vuole realizzare l’area portuale turistica, la bonifica della foce del Garigliano e poi si piazza a sud dei resti di Minturnae un’altra metastasi ambientale.

Abbiamo lottato per la Centrale Biogas a nord dei resti di Minturnae e ancora non sappiamo come andrà a finire ed ora ci troviamo a sud un altro progetto che a istinto non aggrada a nessuno. All’assemblea dell’ATO4 si sono presentati i rappresentanti di 22 Comuni sui 38 aventi diritto, 3 si astengono e 19 approvano, molti di questi felici che non interessa il loro territorio comunale. Bella dimostrazione di solidarietà provinciale. Aprilia accetta perché in cambio avrà un depuratore pubblico nuovo di zecca, il progetto di impianto unico da finanziare per Sermoneta datato 2016 va in archivio, e Minturno? Non è stata indicata la divisione provinciale. Quali comuni andranno ad Aprilia e quali a Minturno? Manca del tutto il business plan che consenta di conoscere costi. manutenzione ed eventuali risparmi; si parla di 2 – 4 camion al giorno, è mai possibile? Bisogna essere chiari, consentire di studiare le carte, consultare esperti imparziali ed estranei alle strategie di Acqualatina, che gode di scarsa credibilità presso l’opinione pubblica, insomma ci troviamo ad affrontare un nuovo pasticcio burocratico.

Unica soluzione: confrontarsi democraticamente e costruttivamente, senza atteggiamenti di insofferenza, insomma mettere sul tavolo semplice educazione comportamentale e rispetto istituzionale. Nel contempo proprio dalla Rivera di Levante si alza l’appello alla mobilitazione e a una sottoscrizione popolare contro l’impianto. E l’invito espresso al coinvolgimento delle associazioni ambientaliste. Gli stessi che in altre occasioni considerano le forze ambientaliste presenze di disturbo o ininfluenti, ora le invitano ad attivarsi. Copioni già scritti, ma coloro che amano la propria terra faranno la loro parte a prescindere dai compagni di viaggio, una sola considerazione deve motivare: la giustezza della causa.   

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