La stagione estiva è terminata, le scuole riaprono e già iniziano le prime piogge autunnali che portano con sé il profumo della vendemmia e forse, tra un po, già staremo pensando al Natale se non fosse che quest’estate sarà ricordata come la prima estate dopo tre anni di pandemia. Passata, da gran parte degli italiani in patria, preferendo il sud e le isole a mete estere, scelta condizionata dalla crisi russo-ucraina scoppiata il 24 febbraio 2022 e ancora in corso. Un conflitto in realtà iniziato nel 2014 e che minaccia di sfociare in una guerra mondiale. Per ora le conseguenze sull’Europa sono state “solo” economiche, comportando ricadute sui rapporti commerciali internazionali e di conseguenza, sulle economie locali. Un drammatico esempio è lo sconcertante aumento del gas e di tutte le materie prime (alimentari e non) provenienti dalla Russia e dall’Ucraina. Ma “la speculazione sul gas che si consuma sotto i nostri occhi è iniziata ben prima della guerra per il Donbass, e forse, serviva una guerra per giustificare una speculazione mai vista prima” ad affermarlo (e confermarlo) sono stati gli analisti e gli esperti presenti alla fiera GasTech che si è tenuta a Milano i primi di settembre. Aggiungendo inoltre che “per tamponare l’aumento del prezzo del gas l’Europa ha già speso 280 miliardi, 70 miliardi in più dei 210 previsti per finanziare il piano RePowerEu, che doveva servire a renderci autonomi dal gas russo e a produrre energia pulita”. Insomma l’estate appena trascorsa è stata calda e non solo climaticamente, passata tra la voglia di buttarsi tutto alle spalle e la preoccupazione di una Terza guerra mondiale, preoccupazione, espressa anche da Papa Francesco durante la sessione plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze in cui ha chiesto una mobilitazione della scienza per salvaguardare la pace. Dunque la crisi russo-ucraina è stato l’avvenimento che ha rubato la scena a ogni altro problema e che ha distratto forse troppo l’opinione pubblica da ogni altra tematica interna al Paese come il grave problema dello sfruttamento del lavoro stagionale, nuova forma di schiavitù, più volte denunciata dai lavoratori stagionali, che sfruttati e sottopagati subiscono la mancata o fittizia applicazione contrattualistica, retribuzioni misere, l’assenza di giorni di riposo e estenuanti orari di lavoro, composti da molte più ore rispetto a quelle dichiarate. E in questo clima siamo stati chiamati alle urne per rinnovare il Parlamento ed eleggere 600 parlamentari tra Deputati e Senatori. Mille difficoltà attendono il neo Governo di Centro Desta, una difficile eredità lasciata a Giorgia Meloni.