Disegno di Stefano Cipolat

Valerio Bacigalupo, portiere del Grande Torino – Il Torino in cui giocò Valerio Bacigalupo era come un cavallo al galoppo, inarrestabile. Guizzi di luce e stile si vedevano in ogni partita. La porta granata veniva definita “proibita” poiché poche squadre riuscivano a trovare la chiave per violarla. Per infrangerla occorreva mettere in difficoltà Bacigalupo, che in quanto a coraggio e abilità ne sapeva una più del diavolo. Questo ligure della marittima Vado, i cui notiziari narravano di navi in partenza per Savona e Genova, fu un fenomeno tra i pali. La salda difesa torinese (militò coi granata dal ’45 al ’49, fino a trovare la morte nella tragedia di Superga) trovava in lui una roccaforte. Quel magico e Grande Torino costituiva il blocco della Nazionale. Bacigalupo ebbe sei presenze in azzurro, esordendo il 14 dicembre del ’47 contro la Cecoslovacchia.

Quel pomeriggio a Bari, Stadio della Vittoria, soffiava un terribile vento e la pioggia veniva giù ad ondate. Giocavamo contro i micidiali boemi, considerati i più forti del vecchio continente. Il gioco ceco si avvaleva di passaggi stretti e rapidi ma contro quell’Italia, impressionante come uno sparviero pronto a spiegarsi in volo, si arenò. Gli azzurri sciuparono molte occasioni da rete ma riuscirono a battere i forti avversari facendo leva sullo spirito tricolore e, soprattutto, granata. Le realizzazioni furono ad opera di Romeo Menti, Guglielmo Gabetto e Riccardo Carapellese, coi primi due del Torino e anch’essi morti a Superga. In difesa Aldo Ballarin e Virgilio Maroso, entrambi granata come pure il talentuoso mediano Giuseppe Grezar, con i suoi tiri saetta.

E che dire della mezzala destra Ezio Loik, enorme fiato e pure lui del Grande Toro! Dunque quell’Italia aveva le ossa torinesi e ben forti. I tifosi rabbrividivano per il freddo, mettendo i pugni in tasca mentre le sciarpe svolazzavano. Bacigalupo era emozionato e infatti fece un’uscita importuna e regalò un calcio d’angolo ai cechi dalla maglia scarlatta. Si risollevò subito d’animo, però, respingendo un pungente colpo dell’attaccante Jan Riha. Proprio quest’ultimo segnerà l’unica rete dei rossi e la partita terminerà per tre goal ad uno. Gli italiani corsero come furie e invano fu il tentativo della Cecoslovacchia di arrestarne il gioco. A fine match il vento si calmò e fu quasi buio. Rimase lo scintillio di quella strepitosa formazione azzurra che seppe illuminare la città di Bari in una gelida giornata del ’47. Articolo di Pierluigi Larotonda. Disegno di Stefano Cipolat

Disegno di Stefano Cipolat