Le intercettazioni telefoniche e non solo, l’ANM insorge alle dichiarazioni del guardasigilli – Dalla parte della magistratura, sempre e comunque. Non ci siamo, per nulla, per quanto riguarda le intercettazioni telefoniche. Grandi aspettative ma, per ora, anche tanti dubbi. Il piano di riforma della Giustizia presentato alla Commissione Giustizia dal guardasigilli Carlo Nordio ha suscitato perplessità serie da parte dell’Associazione Nazionale Magistrati. Gli esponenti dell’ANM osservano: “Ci saremmo aspettati da Nordio un intervento più incisivo sul vero problema che affligge la magistratura: la carenza di organico. Un PM in Italia si ritrova ad affrontare una quantità di fascicoli in un anno, molti di più di un qualsiasi altro collega europeo, ed è ovvio che con un simile sovraccarico di lavoro i tempi della Giustizia si dilatino. Ma invece di arruolare nuove toghe e personale amministrativo, le priorità del ministro sembrano altre, a cominciare dal limitare l’uso delle intercettazioni o dall’imporre la separazione delle carriere”.

Le intercettazioni telefoniche e non solo, l’ANM insorge alle dichiarazioni del guardasigilli – Nordio vuole fissare nuove regole sulle intercettazioni. Dice che ne è stato fatto un uso eccessivo, parla di «storture», di «porcherie» avvenute anche per colpe della magistratura inquirente. E invece le intercettazioni sono uno degli strumenti in assoluto più efficaci nel contrastare una criminalità che sa tenersi costantemente al passo con le nuove tecnologie. Captare lo scambio di informazioni tra persone indagate, che sempre più spesso avviene per via telefonica o telematica, è indispensabile per raccogliere prove, contrastare e perfino prevenire i reati. Ma questo il ministro dovrebbe saperlo, visto il massiccio impiego che fece delle intercettazioni per portare avanti l’inchiesta sul Mose. Punta il dito contro l’uso strumentale che può derivare dalla loro diffusione. L’ANM osserva: “Se il tema è impedire che sui giornali finiscano intercettazioni che nulla hanno a che fare con le indagini e che ledono la dignità di persone estranee all’inchiesta, allora condividiamo la posizione del ministro.

Le intercettazioni telefoniche e non solo, l’ANM insorge alle dichiarazioni del guardasigilli – Ma non accettiamo che la colpa di ciò che è avvenuto finora venga addossata ai magistrati: non siamo noi a diffondere le intercettazioni, anche perché molto spesso la fuga di notizie rischia di danneggiare il lavoro degli inquirenti”. Sui costi delle intercettazioni basterebbe fare come in Germania dove le varie compagnie telefoniche non possono pretendere nulla. E ancora l’ANM ricorda che le incognite che deriverebbero da una separazione delle carriere sono molto più dei rischi che si corrono a mantenere l’attuale sistema, che in fin dei conti si è rivelato funzionale ed efficace. Potenzialmente, separare i due ordini potrebbe mettere in dubbio l’autonomia dell’organo inquirente e spingere il pubblico ministero verso posizioni più accusatorie e meno garantiste nei confronti dell’indagato. Senza contare che già oggi passare dal ruolo di pm a quello di giudice, e viceversa, non è poi tanto semplice. Basti pensare che si è costretti ad andare a esercitare in un’altra regione. Infine su altri due temi ai quali il guardasigilli sta lavorando l’ANM osserva in merito alla depenalizzazione dei reati e la revisione del sistema carcerario: “È vero che i tribunali sono oberati di procedimenti per reati minori, che potrebbero risolversi con una sanzione amministrativa. Ed è giusto intervenire anche sul fronte dei detenuti: servono nuove carceri, più moderne e soprattutto in grado di offrire alle persone recluse progetti di riabilitazione. Il fine ultimo, non dimentichiamolo, dev’essere sempre quello del reinserimento sociale del detenuto”.