Gli scienziati in tutto il mondo stanno lavorando per cercare un vaccino efficace contro il coronavirus e tutti sperano di poter presto usufruire di questo nuovo vaccino. L’attuale esperienza dovrebbe indurre a riflettere sull’importanza delle vaccinazione e su come queste abbiano contribuito enormemente all’eradicazione, eliminazione o comunque il controllo di molte malattie infettive ed al miglioramento delle condizioni sanitarie della popolazione. E anche Gianni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto Speriore di Sanità (ISS) sottolinea quanto sia “importante mantenere le vaccinazioni anche e soprattutto durante l’epidemia, altrimenti rischieremmo di aggiungere a un fenomeno nuovo vecchi problemi causando la riemergenza di malattie infettive precedentemente prevenute o controllate dai vaccini. Pertanto anche quest’anno si celebra la Settimana delle Vaccinazioni, che comincia a livello europeo e si chiude il 30 aprile con la fine della Settimana mondiale delle vaccinazioni. Promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità OMS per sensibilizzare popolazione, operatori sanitari e decisori sull’importanza dei vaccini in tutte le fasi della vita, la settimana è sostenuta da partner nazionali e internazionali, tra cui il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia UNICEF e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie ECDC.

Il Ministero della Salute sostiene il progetto e ricorda che “le vaccinazioni, come sottolinea l’OMS, salvano milioni di vite ogni anno e sono ampiamente riconosciute come uno degli interventi sanitari più efficaci e convenienti al mondo. Tuttavia la copertura globale delle vaccinazioni è rimasta la stessa negli ultimi anni e ci sono ancora circa 20 milioni di bambini nel mondo dati OMS e UNICEF che non ricevono i vaccini di cui hanno bisogno. La quindicesima edizione della settimana europea pone al centro il messaggio fondamentale secondo il quale l’immunizzazione è vitale per prevenire malattie gravi e proteggere la salute e il benessere a tutte le età. Prevenire, proteggere e immunizzare Prevent, Protect, Immunize sono dunque le tre parole chiave, anche in un anno così particolare come questo in cui la sanità mondiale è travolta dalla pandemia da Covid-19. Secondo l’OMS, è essenziale che, nonostante la situazione, i Paesi mantengano il più possibile le normali attività vaccinali, soprattutto per le vaccinazioni del ciclo primario (in particolare i vaccini contenenti morbillo-rosolia o pertosse, poliomielite e altri vaccini combinati) e quelle per le persone più vulnerabili (in particolare contro influenza e pneumococco). Un’interruzione dei servizi vaccinali, infatti, anche se temporanea, porterebbe a un accumulo di persone suscettibili e a un maggiore rischio di epidemie di malattie prevenibili da vaccino. È fondamentale pertanto ridurre al minimo questo rischio, soprattutto in un sistema sanitario già provato dalla risposta all’epidemia di Covid-19. Le persone che studiano, sviluppano, dispensano i vaccini sono i veri eroi, in quanto proteggono la salute di tutti, ovunque. L’OMS designando il 2020 anno internazionale dell’infermiere e dell’ostetrica vuole portare l’attenzione proprio al ruolo cruciale svolto da queste categorie di professionisti, per aumentare la consapevolezza dell’importanza dell’immunizzazione tra i nuovi e futuri genitori. Come già detto nel 2018 (ancora non si posseggono i dati ufficiali 2019) circa venti milioni di bambini nel mondo (oltre 1 su 10) non risultano vaccinati contro malattie come morbillo, difterite e tetano, secondo i dati dell’OMS e dell’UNICEF. Le coperture vaccinali contro difterite, tetano e pertosse a livello globale si sono arrestate all’86% circa dal 2010. Quasi 350.000 casi di morbillo segnalati a livello mondiale, più del doppio rispetto al 2017. Nonostante i progressi raggiunti, in tutto il mondo continuano a verificarsi focolai di morbillo, difterite e altre malattie prevenibili con i vaccini. L’86% di copertura vaccinale, che corrisponde a circa 116 milioni di bambini vaccinati nel mondo, può sembrare un valore alto ma non è sufficiente. È necessaria una copertura del 95%, in tutti i paesi e le comunità, per proteggere i bambini da malattie gravi, spesso mortali”.