Formia, 19 luglio, Area Archeologica di Caposele: “Apologia di Socrate” con Enrico Lo Verso – “Apologia di Socrate”, in scena mercoledì 19 Luglio a Formia, all’ Area Archeologica
di Caposele alle ore 21:00, con il contributo del Comune di Formia.
L’evento appartiene al progetto culturale “Metti un libro a teatro”, un format
innovativo firmato Ergo Sum che dona nuova vita ai grandi classici della letteratura,
con l’obiettivo di costruire un itinerario di appuntamenti dedicati al rapporto tra
letteratura e teatro.


Lo spettacolo, tratto dall’opera di Platone, andrà in scena nell’adattamento e nella
regia di Alessandra Pizzi, con coreografie di Marilena Martina, protagonista Enrico
Lo Verso. In scena anche: Fabrizio Bordignon, Barbara Bovoli, Marilena Martina,
Leonardo Sinopoli, Luca Morciano, Sara Santucci, Mattia Spedicato e Laura Tutolo.
L’Apologia è certamente l’opera più ricca di informazioni riguardanti il pensiero di
Socrate. Considerata come uno dei primi scritti di Platone, essa riporta i discorsi
tenuti da Socrate in propria difesa nel corso del processo che lo condannò a morte nel
399 a.C.


Durante il processo a suo carico, a seguito del quale sarà condannato a morte, Socrate
non mette in discussione le leggi, ma soltanto l’errore giudiziario di cui è vittima.
La riduzione drammaturgica rispetta l’originalità del testo platonico per raccontare
una vicenda umana, che è quella di molti: di chi ogni giorno è soggetto al giudizio e
allo scherno della folla, perché “diverso”, e di chi, sotto il peso di un’accusa
infamante errata, ha perso la vita.


Lo spettacolo ripercorre le tappe salienti di quel processo e di quel lungo soliloquio
con cui un vecchio uomo, reo di saggezza, tenta invano di addurre non solo valide
motivazioni a sua discolpa ma, addirittura, di gettare le basi per un sentire moderno,
in cui all’omologazione del pensiero contrapporre la capacità di autoanalisi e
autodeterminazione.

Risuonano così, nel buio del teatro, la voce e le fasi chiave di un processo che (la
magistratura lo ammetterà anni dopo) ha investito un innocente.
La narrazione si muove su piani ed epoche differenti. Dallo scranno dell’antica Atene
si finisce nell’aula bunker del tribunale di Napoli, passando per la cella di esecuzione
di Vanzetti e lo spettacolo termina con il più grande caso di errore giudiziario che la
memoria umana possa ricordare: quella crocifissione di un “diverso” compiuta oltre
2000 anni fa e per cui l’umanità tutta ha ancora da farsi perdonare.


Enrico Lo Verso ripercorre la disperata difesa che Socrate fece di se stesso, mentre
intorno si muovono accusatori, difensori, giudici e compagni in una messa in scena
impostata sull’entrata e uscita degli stessi attori da più ruoli e situazioni.
Alla narrazione discontinua degli imputati, si contrappone il dinamismo della danza e
il perpetuo movimento del coro che anima la scena di quella stessa forza di vita che
gli accusati hanno conservato fino alla loro ultima ora.