Il nostro concittadino impegnato nella carriera diplomatica Michele Camerota comunica sui canali Facebook che “inizia oggi una nuova avventura come Console d’Italia ad Erbil, capitale della regione autonoma del Kurdistan iracheno.

Una sfida importante a livello professionale e personale, con la certezza che non mi risparmierò per onorare la fiducia che la Farnesina mi ha dimostrato e per rappresentare al meglio il nostro Paese in un contesto senza dubbio complesso ma, allo stesso tempo, amico”.

Il console Michele Camerota è stato destinato in una città tra le più antiche del mondo, con una storia affascinante ed illustre.

Densamente popolata, nel 2010 la sua popolazione era di 1.293.820 abitanti (calcolati), ed è situata a 77 chilometri ad est di Mosul.

È significativa la sua storia: Erbil o Arbil (in arabo: اربيل‎, Arbīl) o localmente Hewler, in turco Erbil; in siriaco: ܐܪܒܝܠ, Arbaelo; in greco: Ἄρβηλα), storicamente Arbela, è una città curda dell’Iraq, capoluogo del Governatorato di Erbil e della regione del Curdistan iracheno di cui il governatorato fa parte.

È interessante sapere che il primo insediamento attestato nell’area risale addirittura al XXIII secolo a.C. e per questo motivo si ritiene che Arbil sia una delle città più antiche e con la più lunga continuità in tema di urbanizzazione.

Il nome della città sembra non avere origini semitiche come farebbe supporre la contiguità con l’area linguistica accadica.

La sillaba iniziale ar, infatti, sembra appartenere al gruppo linguistico della lingua urrita.

Il nome Arbil appare per la prima volta in alcuni scritti sacri sumeri risalenti al 2000 a.C.

In seguito il nome, attraverso varie trasformazioni e la probabile sovrapposizione di un’etimologia popolare, venne rappresentato nella scrittura cuneiforme con i segni dal significato “quattro dei” che in accadico suonano “arba-il”.

Amar-Sin, sovrano della III dinastia di Ur, saccheggiò Arbil attorno al 1975 a.C.

In seguito Arbil fece parte dell’Impero Assiro dal XX secolo a.C. fino al 608 a.C. e in seguito venne inglobata nella provincia di Assiria, sotto i domini persiano, greco, romano, partico e sasanide.

Durante la dominazione dei Medi, il re Ciassare avrebbe trasferito nella città una parte dell’antica tribù persiana dei Sagartiani probabilmente per ricompensarli del loro aiuto nella cattura di Ninive. L’imperatore persiano Ciro il Grande quando occupò l’Assiria nel 547 a.C. la trasformò in una satrapia, chiamata in antico persiano “Aθurā”, la quale ebbe come capitale Arbil.

Nell’antichità classica Arbil era conosciuta in Occidente come Arbela e viene ricordata per la battaglia nella quale Alessandro Magno sconfisse definitivamente Dario III di Persia, imperatore achemenide.

In realtà la battaglia si svolse nella piana di Gaugamela a circa 100 chilometri di distanza da Arbil. Tuttavia il fatto storico che pose fine all’impero achemenide viene ricordato indifferentemente come battaglia di Gaugamela o battaglia di Arbela.

Qui si rifugiò poi lo sconfitto Dario III, il quale in seguito trovò la morte per mano di Besso, satrapo della Battriana.

Arbil fece parte della regione disputata fra Roma e l’Impero Sasanide.

L’antico regno siriaco di Adiabene (la forma greca dell’arabo Ḥadyab) aveva il suo epicentro in Arbil.

Nel I secolo d. C. la regina Elena di Adiabene si convertì al giudaismo.

In conseguenza di ciò, in città, lo studio del Talmud divenne particolarmente fiorente.

Durante il primo e il secondo secolo gran parte della popolazione si convertì al cristianesimo.

Viene tramandato il nome di Pkidha che fu il primo vescovo della città a partire dal 104.

Fino al tardo Medioevo Arbil fu uno dei centri più importanti del cristianesimo siriaco e divenne sede del metropolita della Chiesa d’Oriente.

Il fatto che molti dei primi vescovi della città avessero nomi di origine biblica ha indotto gli studiosi a pensare che gran parte di essi fosse di origine giudea.

Nel periodo cristiano la città fu la patria di padri della chiesa e di numerosi scrittori in lingua siriaca.

Arbil con l’espansione dell’Islam si trovò presto inglobata nel Califfato arabo prima sotto gli Omayyadi e poi sotto gli Abbasidi.

In seguito si succedettero le dominazioni della dinastia persiana dei Buyidi, dei turchi Selgiuchidi e dei Turkmeni Atabeg di Arbil i quali regnarono per poco più di un secolo fra il 1131 e il 1232.

Con l’invasione mongola si impose la dinastia degli Ilkhanidi, alla quale succedettero prima i Gialairidi e poi i Kara Koyunlu e gli Ak Koyunlu.

Arbil è la patria dello storico e scrittore Ibn Khallikan, vissuto nel XIII secolo.

La comunità dei cittadini di lingua aramaica rimase significativa fino alla distruzione di Arbil da parte delle truppe di Tamerlano avvenuta nel 1397.

In città è comunque rimasta fino agli anni ’50 del XX secolo una fiorente comunità ebraica, in seguito emigrata in gran parte in Israele, la quale parlava fino in tempi recenti un dialetto della lingua aramaica.

Chi scrive augura a Michele Camerota i migliori successi, certamente è una sede prestigiosa ma impegnativa quella assegnatagli.

Personalmente ho avuto la gioia di avere una sua prefazione ad un libro pubblicato e Italia Nostra lo ha premiato alcuni anni or sono per il suo impegno professionale e per come si è sempre speso ancor prima nel volontariato a favore delle popolazioni più sfortunate.

Veduta di Erbil